Qualche giorno fa parlavo con Tomaso (mio figlio maggiore e maggiorenne) di cosa significhi per me essere un genitore e di quanto mi interroghi continuamente sulle scelte che prendo. Chiacchierando, siamo arrivati alla conclusione che, in fondo, essere genitori è un esperimento sociale. Ogni giorno, consapevolmente o inconsapevolmente, portiamo avanti una sorta di personale esperimento. Ogni scelta che facciamo, ogni decisione che prendiamo, ha un impatto sulla vita dei figli. Persino le decisioni che scegliamo di non prendere – affidandoci a ciò che accade naturalmente – sono comunque scelte. Scegliere o non scegliere è comunque una scelta.Pensiamo, ad esempio, alla decisione di mandare i figli a scuola. Scegliere di optare per l'homeschooling sembra un atto deliberato, mentre iscriverli alla scuola pubblica accanto a casa può sembrare la norma, quasi un automatismo. Ma anche quella è una scelta. Nel momento in cui un bambino segue un determinato percorso, dietro c’è sempre la decisione del genitore, che sia stata ponderata o semplicemente accettata come consuetudine. Questo è un aspetto che trovo fondamentale: ogni nostra scelta educativa è, di fatto, una sperimentazione. Ogni volta che prendo una direzione per i miei figli, sto facendo un esperimento di cui non posso prevedere l'esito con certezza. I miei genitori hanno sperimentato con me, così come i miei nonni hanno sperimentato con loro. Non ci sono garanzie assolute, non esiste un manuale che assicuri risultati precisi. L’incertezza dell’educazione: tra riflessione e istinto.Questo ragionamento può sembrare più filosofico che pedagogico, ma per me è un pilastro genitoriale. Ho sempre avuto chiara la consapevolezza che non posso sapere con certezza dove porteranno le mie scelte, ed è per questo che cerco di riflettere, ponderare e scegliere in modo consapevole, invece di lasciarmi trasportare semplicemente da ciò che è comune o da ciò che “si è sempre fatto così”. Spesso non ci rendiamo conto dell'impatto che ogni nostra azione educativa ha sulla vita dei nostri figli. Ma attenzione: non significa che ogni nostra decisione possa essere un potenziale trauma, e su questo vorrei fare una riflessione a parte. È importante prendere atto dell’impatto delle nostre scelte senza lasciarsi sopraffare dall’ansia di dover fare sempre la cosa giusta. Godersi il viaggio genitoriale.Se non esiste una strada sicura, se non ci sono certezze su quale sia la scelta migliore, allora l’unica cosa davvero importante è essere presenti. Nel lungo termine, più di qualsiasi decisione presa, il fattore che avrà realmente un impatto sul futuro dei nostri figli è la nostra presenza. La vera garanzia di un’influenza positiva sul loro sviluppo, principalmente, non sta nella scuola scelta o nel metodo educativo seguito, ma nella qualità della relazione che costruiamo con loro giorno dopo giorno. Io passo moltissimo tempo con i miei figli. Non vanno a scuola, io lavoro da casa, siamo sotto lo stesso tetto per gran parte della giornata, eppure non tutto questo tempo è realmente “di qualità”. A volte sono presente fisicamente, ma la mia attenzione è altrove: scrivo, rispondo ai messaggi di lavoro, sono immersa nei miei pensieri. Essere fisicamente presenti non è sinonimo di connessione reale. Il vero investimento: il tempo di qualitàIl miglior investimento che posso fare come genitore quindi è garantire ai miei figli una presenza consapevole. Il tempo che trascorro con loro giocando, chiacchierando, condividendo esperienze con piacere e senza distrazioni è il tempo che realmente porterà benessere nel loro futuro. C'è una differenza enorme tra giocare con loro con entusiasmo e giocare mentre dentro di me penso “Oddio, devo ancora rispondere a quell’email”. Quando il tempo condiviso è vissuto con autenticità, con una vera connessione emotiva, allora diventa davvero significativo. Al contrario, il tempo in cui sono presente ma distante mentalmente può anche generare frustrazione, perché i bambini percepiscono quando l’attenzione non è davvero su di loro. E questo vale non solo per il gioco, ma per ogni momento di relazione. Accettare il margine di erroreOgni scelta che facciamo con i nostri figli è un investimento: alcune porteranno frutti, altre delusioni, altre ancora insegnamenti preziosi che ci aiuteranno a migliorare. Sperimentare significa anche sbagliare. Non esiste una formula perfetta, e fa parte del gioco accettare gli errori, le incomprensioni, le aspettative disattese. L’importante è vivere la genitorialità non con la paura di sbagliare, ma con la voglia di imparare. Se ci liberiamo dall’idea di dover ottenere un risultato sicuro, possiamo finalmente goderci i nostri figli per quello che sono, senza ansie da prestazione. Possiamo lasciarci vedere per come siamo realmente: imperfetti, ma autentici. E loro, a loro volta, potranno imparare a vivere senza la paura di sbagliare, ma con la libertà di esplorare, crescere e migliorare nel tempo. Perché, in fondo, non si smette mai di crescere, nemmeno a 50, 60 o 90 anni. La sperimentazione non finisce mai.
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